
ll conflitto in Ucraina e il ruolo del pacifismo: una riflessione
Con l’Ucraina che si avvia al terzo anno di guerra, il dibattito internazionale si concentra sul rischio di un’escalation militare senza precedenti. L’Italia, pur ripudiando la guerra secondo l’articolo 11 della Costituzione, si trova coinvolta nel conflitto attraverso l’invio di armamenti, una scelta che contraddice il principio di pace inscritto nella nostra legge fondamentale.
Il Movimento 5 Stelle si è sempre opposto all’invio di ulteriori armi a Kiev, rifacendosi a una visione pacifista radicata nel rifiuto dell’uso della forza militare. Secondo il M5S, la situazione in Ucraina dimostra la necessità di un pacifismo autentico, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, ma non nega il diritto all’autodifesa, sancito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Tuttavia, ma riteniamo che il continuo aumento degli arsenali bellici non porti alla pace.
L’invio di artiglieria pesante, carri armati e, più recentemente, cacciabombardieri ha superato tabù considerati invalicabili. Come ricordava il presidente Biden all’inizio del conflitto: “L’invio di equipaggiamento offensivo significa entrare nella Terza Guerra Mondiale”. Oggi si teme che il passo successivo possa essere l’invio di truppe. È indispensabile fermarsi e lavorare per una soluzione negoziale, evitando un’escalation che potrebbe condurre a una catastrofe globale.
L’assenza di opinionisti pacifisti nei media evidenzia un silenzio preoccupante. La narrazione dominante giustifica il ricorso agli armamenti come unica soluzione, ignorando che basterebbero 50 testate nucleari per distruggere l’umanità. Il silenzio su queste scelte di uccidere tanto quanto la guerra stessa.
Yurii Sheliazenko, figura di spicco del pacifismo ucraino, è segretario del movimento pacifista e membro di World Beyond War. Accusato di “giustificare la guerra di aggressione russa” per il documento “L’Agenda di pace per l’Ucraina e il mondo” (2022), è sottoposto a restrizioni domiciliari. Critico sia verso l’invasione russa sia verso la risposta vendicativa del governo Ucraino, promuove la resistenza nonviolenta. Il suo movimento, insieme a Our House di Olga Karach, è stato candidato al Nobel per la Pace 2024 dall’International Peace Bureau.
L’Italia è in guerra: discutiamone senza tabù nelle piazze, nei bar, nelle scuole, nelle chiese. Riprendiamoci il nostro futuro, soprattutto per le generazioni a venire. Serve l’impegno di tutti, ognuno con la propria sensibilità, perché il silenzio uccide quasi come la guerra.
Con il Natale, simbolo di pace e fratellanza, alle porte, ricordiamoci che è possibile ripudiare le guerre insieme. Entrando in Vimodrone, leggiamo: “un paese di pace”. Facciamolo nostro e condanniamo scelte sciagurate che ci porteranno verso un baratro irreversibile.
Lascia un commento